di Ramananda Das HDG

L’ascolto del cucchiaio: spiritualità della cucina quotidiana
Ogni giorno, almeno una volta, ci ritroviamo davanti a un fornello. A volte in fretta, altre con calma, ma raramente ci soffermiamo sul significato spirituale del cucinare. Eppure, proprio lì — tra una cipolla che sfrigola e un cucchiaio di legno che gira lentamente nella pentola — si cela un rito antico quanto l’umanità: l’offerta del nutrimento, la trasmutazione degli ingredienti, la possibilità di coltivare consapevolezza.
Oggi esploriamo un aspetto spesso trascurato della crescita personale: la cucina come pratica meditativa e spirituale.
Il momento presente ha il sapore del pomodoro
Nel contesto della pratica spirituale legata al mantra Hare Krishna, la preparazione del cibo è un vero atto sacro. Ogni piatto, prima di essere consumato, viene offerto a Dio attraverso il canto del mantra, trasformando il pasto in prasadam, cibo benedetto. Ma anche al di fuori di una cornice religiosa, cucinare con presenza e gratitudine cambia tutto.
Francesca, 36 anni, racconta di aver superato un lungo periodo di depressione imparando a cucinare zuppe per sé stessa. «Ho iniziato con una crema di lenticchie. Ogni taglio di carota, ogni spezia aggiunta, era come un gesto d’amore per il mio corpo e per la mia anima. Il silenzio della cucina mi parlava più di mille parole.»
Cucinare per cambiare il mondo
Spesso sottovalutiamo l’impatto ecologico delle nostre scelte alimentari. Eppure, secondo uno studio pubblicato da Nature Food, una dieta flexitariana — che privilegia cibi vegetali riducendo drasticamente il consumo di carne e derivati — potrebbe ridurre le emissioni globali di gas serra del 52% entro il 2050.
Un gesto così semplice, come scegliere legumi invece di carne, diventa un atto politico e spirituale. È come dire: “Scelgo la vita, la cura, il futuro.”
E se quel gesto è compiuto con consapevolezza — ascoltando il suono del coltello che affetta, il profumo del rosmarino che si sprigiona, il calore che cresce — allora ogni pasto diventa un’offerta al bene comune.
Cucinare nella memoria
La scrittrice Helga Schneider racconta la figura di sua nonna che, in tempo di guerra, preparava pane con farina di castagne e bucce di patata. Non c’era quasi nulla, eppure quella cucina era un tempio di dignità. Ogni gesto aveva valore, ogni ingrediente era rispettato.
Oggi, cucinare con consapevolezza è anche un modo per onorare chi, prima di noi, ha resistito con le mani nell’impasto.
Conclusione: il cucchiaio come mantra
Prova, oggi stesso, a cucinare un pasto con presenza assoluta. Sii lì. Respira con gli ingredienti. Ascolta. Ringrazia. E se puoi, offri quel piatto — anche solo simbolicamente — a qualcosa di più grande.
Perché forse, ogni zuppa è una preghiera, e ogni cucchiaio che mescola è come un mantra che ripete:
Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare
Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare
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