Jai Sri Siyaram 🙏
Le Upanishad ci guidano verso una comprensione più profonda della nostra natura interiore e del Divino:
Chandogya Upanishad 3.17.7-8
आदित्प्रत्नस्य रेतसः ज्योतिः पश्यन्ति वासरम्; परो यदिध्यते दिवि ॥
उद्वयं तमसस्परि ज्योतिः पश्यन्त उत्तरंस्वः पश्यन्त उत्तरं देवं देवत्रा सूर्यमगन्म ज्योतिरुत्तममिति ज्योतिरुत्तममिति ॥
"C'è una luce che brilla oltre tutte le cose sulla terra, oltre noi stessi, oltre i cieli, oltre i cieli più alti. Questa è la luce che brilla nel tuo cuore."
Questa luce, il Jyotiruttamam, la più alta delle luci, non è altro che la presenza divina nel nostro cuore. Ognuno di noi porta dentro di sé questa fiamma eterna, il Sole spirituale che illumina ogni ombra e ci collega al Supremo.
Amritabindu Upanishad 1.2
मन एव मनुष्याणां कारणं बन्धमोक्षयो ।
बन्धाय विषयासक्त मुक्तं निर्विषयं स्मृतम्।
"La mente è la causa sia della schiavitù che della liberazione per gli esseri umani. La mente attaccata agli oggetti sensoriali è causa di schiavitù, mentre quella libera dal desiderio è considerata libera."
La mente è il nostro più grande strumento ma anche il nostro più grande ostacolo. Se ci lasciamo trascinare dai desideri e dalle attrazioni del mondo sensoriale, rimaniamo legati alla sofferenza. Ma se impariamo a distaccarci, ad essere presenti e a rivolgere la mente verso il Divino, troviamo la vera libertà.
Riflessione di Baba Ganga Dass
Il cammino spirituale è l'arte di unire la luce eterna che brilla nel nostro cuore con una mente pacificata. La luce suprema, che i saggi vedono oltre i confini del cielo, non è separata da noi: è la nostra stessa essenza. E per riconoscerla, dobbiamo addestrare la mente a lasciar andare l'attaccamento agli oggetti materiali, come ci insegna l'Amritabindu Upanishad.
La schiavitù è una prigione che noi stessi creiamo, ma la chiave è nelle nostre mani. Quando il desiderio si dissolve, il cuore risplende nella sua piena gloria.
Lasciate che la luce dentro di voi illumini il vostro cammino.
Jai Sri Siyaram
Hamesha khush raho – Che siate sempre felici.
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Verso 8 del Bālakāṇḍa:
Testo originale:
"Jo sumirata sidhi hoi gana nāyaka karibara badan |
Karahun anugraha soi buddhi rāsi subha guna sadana ||"
Traduzione in italiano:
"Colui il cui ricordo concede il successo, il signore delle schiere divine (Ganesh), con la testa di elefante; invoco la sua grazia affinché mi conceda saggezza e dimori in me come un deposito di qualità nobili."
Traduzione in inglese:
"He whose remembrance grants success, the lord of divine hosts (Ganesh), with the elephant head; I invoke his grace to bestow wisdom upon me and to dwell in me as an abode of noble virtues."
Commento ispirato agli insegnamenti di Baba Ganga Dass:
In questo verso, Tulsidas invoca Sri Ganesh, il rimuovi-ostacoli, per guidare il suo cammino nella narrazione del Ramcharitmanas. Ganesh è il simbolo della saggezza e della purezza mentale, essenziale per intraprendere un’opera così sacra. Il poeta ci ricorda che nessuna azione, per quanto piccola o grande, dovrebbe iniziare senza invocare la grazia divina, poiché solo il Divino può rimuovere le difficoltà e illuminare il nostro cammino.
Baba Ganga Dass ci insegna che la saggezza non è semplicemente un dono intellettuale, ma una qualità spirituale che si radica nella devozione. Quando invochiamo Ganesh, chiediamo non solo la capacità di discernere tra giusto e sbagliato, ma anche la forza di agire con virtù e amore. Come devoti, dobbiamo riconoscere che il successo non si misura solo in risultati materiali, ma nella nostra capacità di avvicinarci al Divino attraverso il Dharma.
Attraverso questo verso, Tulsidas ci invita anche a riflettere sulla nostra responsabilità nel coltivare un cuore che sia un deposito di qualità nobili. Ganesh, il signore delle virtù, ci ispira a lavorare per diventare strumenti di pace, compassione e servizio. Baba Ganga Dass spesso ripeteva che un devoto non dovrebbe solo pregare per ricevere, ma anche per trasformarsi, affinché la sua stessa vita sia un riflesso dell’amore divino.
Il ricordo di Ganesh ci purifica e ci dà forza per superare gli ostacoli interiori ed esteriori, portandoci sempre più vicini a Ram. Questo è il potere del Divino: trasformare non solo ciò che è intorno a noi, ma anche ciò che è dentro di noi.
Riflessione per l’ascoltatore: Quando affrontiamo sfide nella vita, chiediamoci: ho invocato la saggezza e la grazia del Divino? Come posso coltivare le qualità che fanno di me un degno strumento di Shri Ram? Invochiamo Ganesh con cuore sincero e fede incrollabile, sapendo che il suo ricordo non solo apre la via al successo, ma ci trasforma in esseri migliori.
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