aggiornamento del 24 aprile 2022: ieri effettivamente ho preso l’iniziazione, ecco il video (qui sopra)
Mentre lo scrivo sto tremando, e tutto il pomeriggio ho pianto per l’emozione: sono passati 36 anni dalla mia apparizione in questo video, era il 1986 e vivevo in un tempio ISKCON ma non ho mai preso l’iniziazione anche se, negli anni successivi, mi sono stati dati dei soprannomi spirituali tra i quali quello di Ramananda Das da Manonatha Prabhu. Diversi anni fa, nel corso di una conferenza, A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, maestro spirituale fondatore del movimento Hare Krishna, rispose con queste parole ad una domanda centrata sulla reale importanza di un’iniziazione spirituale formale: “Iniziazione formale vuole dire “abbracciare ufficialmente”, significa impegnarsi a soddisfare gli ordini di Dio, Krishna e quelli del Suo rappresentante qualificato, il guru. Questa è l’iniziazione formale, cioè un impegno ufficiale: sì Signore, accetto, farò quello che Tu mi dici. E’ tutto! Ricevendola fai la promessa solenne di impegnarti e compiere il tuo dovere…” Queste frasi, già di per sé chiare ed esaustive, ci introducono alla comprensione dei profondi concetti legati al significato di iniziazione spirituale nella tradizione vaisnava. L’iniziazione, o diksa, è un passaggio fondamentale per chiunque intraprenda il cammino sul sentiero della realizzazione spirituale. E’ come una seconda nascita, che introduce ad un cambio di coscienza e porta l’iniziato al risveglio della propria identità trascendentale. Nell’occasione, il maestro conferirà al discepolo un nuovo nome, che è sempre riferito ad un aspetto del Signore Supremo ed è immancabilmente seguito dal suffisso dasa o dasi, a sottolineare l’umile posizione di servo o serva di Dio. Solo un maestro spirituale autentico possiede le qualità, l’affidabilità e la coerenza per guidare in modo genuino un sincero aspirante spiritualista. Il novizio deve perciò assicurarsi dell’autenticità del guru prima di prendere rifugio in lui, prima di stringere quel legame così importante. Ma come fare se ancora non abbiamo acquisito la conoscenza e l’esperienza per riconoscere un vero spiritualista realizzato? La tradizione e le scritture ci vengono incontro. Il guru deve innanzitutto appartenere ad una successione disciplica autentica, detta parampara, o linea ininterrotta di maestri, da cui discende la conoscenza inalterata. Inoltre, il suo carattere deve rispondere pienamente alle precise descrizioni date dai Veda, che elencano in dettaglio i sintomi di un puro devoto del Signore. Un’altra conferma dell’autenticità di un guru deve venire da altri spiritualisti avanzati, che sappiano riconoscere con chiarezza le qualità spirituali di un trascendentalista realizzato e che ne sanciscano l’autenticità. A sua volta il guru ha il dovere di assicurarsi della sincerità e della determinazione di chi lo avvicina come discepolo e verificare la purezza delle sue motivazioni. Uno sloka, o versetto, tratto dalla Upadesamrita, indica quali sono le caratteristiche di un guru autentico:
vaco vegan manasah krodha-vegan
jihva-vegam udaropastha-vegam
etan vegan yo visaheta dhiran
sarväm apimam prithivim sa sisyat
Una persona sobria, capace di tollerare l’impulso a parlare, le richieste della mente, l’impeto della collera ed i desideri della lingua, dello stomaco e dei genitali, possiede le qualità necessarie per fare discepoli in tutto il mondo. La Bhagavad-gita si rivolge al discepolo sincero con queste parole:
tad viddhi pranipatena
pariprasnena sevaya
upadeksyanti te jnanam
jnaninas tattva-darsinah
[Bg. 4.34]
Cerca di conoscere la verità avvicinando un maestro spirituale, ponigli delle domande con sottomissione e servilo. L’anima realizzata può rivelarti la conoscenza perché ha visto la verità. Il maestro autentico accetterà di guidare solo un discepolo sincero e sottomesso, desideroso di realizzarsi spiritualmente.
Renzo Samaritani: da oggi sono discepolo di Srila Bhakti Aloka Paramadvaiti Swami
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